Biografia

La storia di Enrico Mereu.

Enrico Mereu

 

 

Enrico Mereu nasce a Nurri il 3 aprile del 1959. Il suo percorso artistico inizia quando è ancora poco più che un bambino: ha infatti appena sei anni quando comincia a dipingere. Il tempo scorre, Enrico cresce, diventa un giovane agente di polizia penitenziaria e, nel 1980, viene inviato in servizio nel supercarcere dell'Asinara. È qui che, sospeso tra il dovere e la necessità viscerale di esprimere ciò che sente, inizia a ricevere in dono dal mare il legno da cui per anni libererà corpi e anime prigioniere. Già, perché lui non scolpisce, ma libera. In quel legno vede la figura completa, l'opera compiuta e, sapientemente e con reverenziale pazienza, elimina solo il superfluo. Una filosofia che si riscopre anche nella sua persona e nel modo che ha di approcciarsi al quotidiano e al suo prossimo. Chi ha avuto il piacere di incontrarlo sa bene che per Enrico non è importante chi sei, quanti anni hai o quale sia il tuo mestiere ma piuttosto quale sia quel valore aggiunto che la tua percezione delle cose può regalargli.

All'Asinara Mereu vive conteso tra due esperienze fortemente contrastanti: la responsabilità di essere di fatto un riverbero dello Stato in uno dei luoghi più tragici in cui un essere umano possa essere relegato, e la sensibilità d'animo che gli permette di intravedere sfumature e significati che a molti, troppi, semplicemente sfuggono. Questa diade causa in lui una frattura da cui scaturisce una cascata di dubbi e pensieri, una ricerca costante del "perché" delle cose, del nostro posto su questa terra, del nostro ruolo e della nostra responsabilità verso gli altri. Queste sensazioni diventano chiare osservando i volti e i corpi che porta alla luce: lo si vede nel volto del padre che porta sulle spalle i figli, negli occhi sofferenti del Cristo, nel gesto rassicurante di San Francesco circondato dai suoi amati animali. Una celebrazione del creato che, più che soffermarsi sulla nostra origine, sul nostro passato, si concentra sull'immediato, suggerendoci di fatto come la vita sia il dono più prezioso che ci sia stato dato.

Queste sue qualità non sono certo passate inosservate, sono infatti innumerevoli le presenze a mostre collettive e personali, simposi, cerimonie. Le sue sculture sono diventate parte di collezioni di grande prestigio sia private che pubbliche ed è possibile incontrare la sua arte in molti luoghi, dalle piazze dei paesi al Quirinale. Nonostante abbia ricevuto numerosi riconoscimenti e l'apprezzamento di diverse figure di spicco nel panorama artistico italiano, tra cui anche Vittorio Sgarbi, lo Scultore dell'Asinara non ha mai perso il contatto con la sua umanità.

Durante la permanenza sull'isola come agente penitenziario, Enrico ha incontrato detenuti di tutti i tipi, uomini "senza nome" e altri noti alla cronaca. Salvatore Riina, Raffaele Cutolo, Leoluca Bagarella e Matteo Boe per citarne alcuni. Allo steso modo, ha potuto osservare ciò che accadeva dall'altra parte della barricata, quando i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si chiusero a loro spese nella foresteria per lavorare ad uno dei processi più importanti della storia d'Italia, quello alla mafia. Il confronto tra bene e male, crimine e giustizia, amore e dolore sono senza dubbio una profonda ed intima fonte di ispirazione per lo scultore e il fatto che questo sia tangibile a chiunque posi lo sguardo sulle sue creazioni la dice lunga sul suo linguaggio.

Sensibilità non è però sinonimo di debolezza, e lo Scultore dell'Asinara questo lo ha dimostrato con forza e tenacia invidiabili. La sua lotta per restare sull'isola è culminata in una prigionia volontaria durata ventitré giorni, oltre tre settimane in cui Enrico è rimasto incatenato al porto di Cala d'Oliva per vedersi riconosciuto un diritto che per molti era già suo da sempre.

Enrico Mereu è l'Asinara, l'Asinara è Enrico Mereu.