Rassegna stampa

La vita di Enrico Mereu attraverso penne e telecamere

Il carcere dell’Asinara non era un edificio unico, ma aveva distaccamenti sparsi in tutta l’isola, che ancora oggi possono essere osservati e in parte visitati.

 

Era chiamato anche <<la Cayenna del Mediterraneo>> o il <<Lager di Stato>> per la durezza in cui vivevano gli oltre 400 detenuti. Vanta il record del minor numero di evasioni: 2 in 112 anni contro le 29 di Alcatraz. A Fornelli c’era il carcere di massima sicurezza: brigate rosse, anonima sequestri, mafia. Nel resto dell’isola erano dislocate le colonie penali agricoli, create fino dal 1885 sul modello di Pianosa: a Santa Maria i carcerati lavoravano la terra e praticavano l’allevamento, a Trabuccato si coltivava la vite. Tumbarinu, nel centro dell’isola, era la diramazione per i detenuti colpevoli di <<reati contro la morale>>. Nel corso della prima guerra mondiale venne qui allestita una stazione sanitaria, che vide il passaggio di 25 mila prigionieri austriaci, seimila dei quali riposano oggi in un ossario. A metà degli anni Ottanta sull’isola hanno soggiornato i giudici Falcone e Borsellino, per istruire in sicurezza il maxi-processo alla mafia. Una targa li ricorda. Dopo avere fatto la guardia carceraria per molti anni, Enrico Mereu è tornato sull’isola e scolpisce i materiali offerti dalla natura: tronchi spiaggiati, ceppi, blocchi di granito e trachite. Le sue opere sono sparse nei villaggi dell’Asinara, ma il suo laboratorio si trova a Cala d’Oliva. 

 

Franco Brevini - Corriere della Sera - 6 aprile 2013